Matilde Copetti : “Cerco di trasmettere sicurezza alla squadra, la parte fondamentale del mio ruolo”
Prima stagione con la maglia gialloblù

Vetrina della giornata dedicata a Matilde Copetti, classe 1997, portiere del Parma Women, squadra emiliana attualmente seconda nel campionato di serie B.
Ciao Matilde, per iniziare ti chiedo quali sono stati i motivi del tuo trasferimento al Parma
“Dopo la stagione scorsa in cui ho avuto la possibilità di crescere tanto, essendo in un ambiente di livello come il Milan, avevo bisogno di rimettermi in gioco e di dimostrare, in primis a me, cosa potevo dare sul campo. Assieme al club rossonero abbiamo deciso quindi di cercare una soluzione che mi permettesse di continuare il mio percorso di crescita, e appena è arrivata la chiamata del Parma, la risposta è stata immediatamente positiva. Mi è stato presentato un progetto ambizioso, professionale e fondato su principi ben definiti, ed era tutto ciò che stavo cercando”.

Come ti stai trovando con squadra ed ambiente?
“Parma penso che sia un'eccellenza a livello nazionale, un ambiente così professionale e strutturato è raro da trovare, specialmente nel campionato cadetto. Qui mi sto trovando molto bene perché è una società che non fa mancare nulla a noi giocatrici, si respira calcio, e soprattutto tutti credono fermamente nel movimento femminile. Con la squadra mi sono trovata subito bene, è un bel mix di esperienza e gioventù, c'è voglia di lavorare e crescere assieme. Nonostante io sia arrivata a preparazione già iniziata, sono stata accolta subito benissimo e in pochi giorni mi sono sentita immediatamente parte del gruppo”.

Un commento sulla Serie B Femminile 2024/25?
“Questo campionato penso sia uno dei più avvincenti degli ultimi anni, serie A compresa. Ci sono squadre di livello davvero alto, non ci sono partite scontate e la qualità delle giocatrici si è alzata notevolmente e di conseguenza anche il livello delle partite. Basta guardare la classifica per vedere come nessun verdetto sia già scritto e questo rende la serie B davvero divertente”.

Le emozioni della convocazione in Nazionale?
“La convocazione è stata inaspettata, e mi ha dato un'emozione che non posso descrivere a parole. Penso che per qualsiasi calciatrice sia l'ambizione maggiore e il sogno più grande. Quando è arrivata ho pensato subito ai momenti in cui le cose andavano male, in cui stavo per mollare tutto, e per qualche motivo ho trovato la forza di continuare. Quando è arrivata la chiamata azzurra è stato come un cerchio che si è chiuso, che mi ha dimostrato che ne è valsa la pena. Una sorta di nuovo punto di partenza. Arrivata lì poi è stato come entrare nel mondo dei sogni, un'emozione pazzesca e allo stesso tempo una bellissima responsabilità”.

I ricordi più belli vissuti in carriera?
“Sicuramente al primo posto c'è il campionato vinto con il Napoli. È stato un anno incredibile, vissuto con un gruppo di ragazze e staff straordinario. Come ciliegina sulla torta abbiamo vinto il campionato a Tavagnacco, a casa mia, dove ho giocato dalle giovanili fino alla prima squadra, e con tutta la mia famiglia allo stadio. Non avrei potuto sognare di meglio. Altri ricordi indelebili sono sicuramente l'esordio in serie A a 17 anni con il Tavagnacco e l'esordio con la maglia del Milan”.

La parata più bella/importante in carriera?
“In realtà faccio fatica a ricordarmi una parata in particolare, ma sicuramente mi vengono in mente parate che possono essere determinanti per il risultato, come quelle contro il Bologna di quest'anno, o contro la Res Roma.
Ma più che le parate, cerco di concentrarmi sulle prestazioni in generale, cercando di dare sempre sicurezza alla squadra, perché credo sia la parte fondamentale del mio ruolo”.

Quali allenatori e direttori sportivi ti hanno insegnato di più e cosa?
“Nel mio percorso ho incontrato tanti direttori e allenatori, e crescendo ho imparato che da tutti si può cogliere qualcosa. La giocatrice e la persona che sono ora è frutto dell'insieme di ciò che ho imparato da ogni persona con cui ho interagito nel mondo del calcio. Nominarli tutti sarebbe impossibile, ma davvero tanti sono quelli che mi hanno lasciato insegnamenti indelebili. Sicuramente uno di quelli che ha avuto un impatto importante è il preparatore che ho avuto a Lugano, Pasquot. Con lui ho lavorato per un anno, cercando di perfezionare anche il più piccolo dettaglio, ma soprattutto mi ha insegnato a credere davvero in quelli che a me sembravano traguardi inarrivabili, credendoci spesso più di quanto lo facessi io stessa”.
Foto credit Parma Calcio 1913