Federica Cappelletti è diventata da pochi giorni la presidente della Divisione Serie A femminile della Figc. La moglie dell’indimenticato Paolo Rossi, giornalista e presidente della fondazione che porta il nome della leggenda del calcio italiano, ha parlato cosi in un’intervista al Corriere della Sera del movimento e del suo nuovo incarico: “Come consolidare il professionismo delle ragazze? Con un’autonomia sostenibile della serie A, il coinvolgimento dei club, la piena applicazione dell’apprendistato (riconosciuto per legge nel 2021), il riconoscimento da parte del Governo dell’avviamento al professionismo (che prevede sgravi fiscali per i contratti alle giovani atlete), la crescita dei vivai, una maggiore visibilità e, quindi, introiti più alti da distribuire alle società. La prossima sarà una stagione di passaggio importante: ci aspetta un lavoro enorme. Al prossimo campionato mancano ancora un title sponsor e una tv che trasmetta le partite? Saremo presto in grado di comunicare novità. Come rendere più popolare il campionato delle donne? La comunicazione è fondamentale. Vorrei portare il nostro calcio fuori dai confini nazionali, trasformare le partite di campionato in piccoli eventi, allargare il bacino d’utenza”.
“I paragoni con gli uomini? In Italia è una questione culturale. Il calcio nasce nell’800, come gioco maschile; le donne arrivano negli anni 30 del ‘900, a Milano. Lo sviluppo del calcio femminile è più lento e faticoso: la prima forte resistenza è accettare che la donna indossi i pantaloncini. Nel 2023, io credo che siamo pronti ad andare oltre. La svolta non è paragonare ma collaborare: perché i milioni di tifosi del calcio maschile non possono sostenere quello femminile?”
“I campioni del mondo ’82 potrebbero darmi una mano? Hanno riempito di congratulazioni per la mia elezione la chat che condividevano con Paolo. Il primo è stato Cabrini, che ha allenato la Nazionale donne, poi a ruota gli altri: Tardelli, Altobelli, Conti, Antognoni, tutti. Se hai bisogno ci saremo, hanno scritto. Mi ha fatto tanto piacere: l’Italia dell’82, in fondo, è una famiglia. Ecco, vorrei coinvolgerli, portarli allo stadio a vedere le donne. Da quando non c’è più Paolo, non mi hanno lasciata sola un attimo. Mi auguro di potermi confrontare spesso con loro, durante il campionato”.
“Io Presidente? Più che ispirarmi a delle icone, ho deciso di fare un procedimento inverso. Scenderò in campo in prima persona, viaggerò per andare a conoscere club e ragazze, studierò la storia del nostro calcio femminile. Non sarò un presidente da scrivania. Ascoltare e osservare saranno il mio mantra: solo conoscendo le cose dall’interno, si possono cambiare”.
TCF