Parma, Heroum: “In Italia si lavoro di più sulla qualità e sul concetto di gruppo, importante per me il percorso con un mental coach”


Dopo le esperienze maturate nel nostro campionato con Brescia, Milan e Lazio, questa estate Nora Heroum ha deciso di sposare il progetto del nuovo Parma Femminile. Il difensore finlandese si è concessa ad una lunga intervista sulle pagine della Gazzetta dello Sport trattando varie tematiche. Dalla differenza negli allenamenti della settimana tra Paesi Scandinavi, Inghilterra e Italia all’importanza del percorso realizzato con un mental coach. Queste le sue parole: “Parma mi piace molto. Ha le dimensioni perfette per vivere bene. Ho scelto di abitare in centro, mi permette di fare delle passeggiate tutti i giorni, conoscere meglio la città e gustare i prodotti tipici. Da quando ho assaggiato qui il prosciutto, ho capito quanto è diverso rispetto a tutti gli altri posti del mondo. Delizioso.”

“Però siamo professioniste. Dobbiamo essere capaci di gestire il nostro fisico. In più la società ci ha messo a disposizione una nutrizionista, Federica Miozzi. Non è così usuale trovare questa figura nel calcio femminile. Abitualmente pranzo a Collecchio e ceno a casa. Federica ci offre sempre dei suggerimenti anche per questo pasto e la mattina prepara le vitamine quando arriviamo al centro di allenamento.”

“Sono una brava cuoca quando ho voglia di impegnarmi. Sicuramente non sono ai livelli di Masterchef ma ogni tanto preparo qualcosa per le mie compagne di squadra. Oppure ospito un’amica finlandese che vive a Parma. Si chiama Alma, è bello poter parlare di argomenti extra calcio con una persona del mio Paese d’origine.”

“Ho visto importanti differenze tra i Paesi Scandinavi, l’Inghilterra e l’Italia. Qui c’è grande attenzione alla parte tecnica e alle questioni tattiche. Ci si allena meno ore ma con maggiore qualità. È proprio diverso l’approccio culturale all’allenamento. Ricordo che in Gran Bretagna si dava maggior peso alla preparazione fisica, si stava tanto tempo in palestra, si facevano sedute lunghissime di corsa senza palla. È un modo di affrontare la settimana differente rispetto a quello che si vive qui.”

“Il cambiamento maggiore riguarda l’attenzione al singolo, evidente nei Paese Scandinavi, rispetto al concetto di gruppo che ho trovato in Italia. Concentrare l’attenzione sull’individuo permette al ragazzo o alla ragazza di migliorare più rapidamente. Ricordo tanti allenamenti da sola quando ho iniziato il mio percorso.”

“La Danimarca è stata una tappa fondamentale. Ero giovane, alla prima esperienza lontana da casa. Ha avuto il ruolo di cuscinetto tra la Finlandia e l’Italia. Sarebbe stato molto più complicato arrivare nel vostro Paese senza quel passaggio intermedio. Anche dal punto di vista della pressione mentale.”

“Il liceo sportivo che ho frequentato aveva tra i suoi insegnanti anche un mental coach. Quindi già all’età di 16 anni ho iniziato a frequentare questo tipo di professionista che è stato al mio fianco per quasi dieci anni. Credo che sia stato vantaggioso parlare con una persona preparata su determinati argomenti, soprattutto quando mi sono trasferita all’estero e ho dovuto affrontare i problemi classici di una ragazza in una nuova nazione, un po’ di solitudine, una lingua da imparare e una cultura differente da conoscere.”

TCF (1 – segue)


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