Ai microfoni ufficiali dell’AIC, Rosalia Pipitone ha ripercorso la sua esperienza con la maglia dell’Italia, culminata con la convocazione al Mondiale 2019. Ritiratosi due anni fa dopo quindici anni di attività, la portiere ha legato il suo nome al Palermo e alla Roma, con cui ha vinto anche la Coppa nazionale. In Azzurro l’estremo difensore ha giocato 4 volte, non scendendo in campo durante la Coppa del Mondo ma essendo comunque una parte importante della grande avventura sportiva delle italiane. Ecco dunque le sue parole: “La cosa che mi è rimasta più impressa del Mondiale 2019 sono i rapporti tra noi compagne e lo staff. Tutto il gruppo, non solo quello che è partito per la Francia, ma tutte le ragazze che hanno fatto il percorso di qualificazione. Dico sempre che non siamo partite in 23, ma in 50”.
“Avevo perso le speranze di esser convocata, pensavo che dopo Cabrini ci sarebbe stato un ricambio generazionale. Pensavo ‘magari arriverà un allenatore che chiamerà le più giovani’. E invece Milena Bertolini, che ringrazierò sempre, ha scommesso anche su di me”.
“Quello che ha fatto la differenza in quel Mondiale è stato il fatto che non sentissimo differenza tra lo spogliatoio della Nazionale e quello dei club. Non parlavamo solo di calcio, ma anche di vita. C’erano sì i gruppetti delle varie squadre, ma erano molto uniti anche tra di loro”.
“Io non ho giocato un minuto al Mondiale, ma ero titolare nella partita contro il Portogallo che ci ha qualificate. Ho passato 15 anni a sperare di indossare quella maglia e poi mi sono ritrovata a giocare quel match così importante. Il mio contributo l’ho dato ed ero sicura che poi il Mondiale sarebbe andato benissimo”.
“Giuliani, Durante e Baldi sono tre ottimi portieri con caratteristiche diverse. Baldi ha fatto un percorso diverso, ma è comunque una grande numero uno. Io so cosa significa fare il terzo, l’aiuto che può dare soprattutto negli allenamenti. Lei è stata mia compagna di squadra alla Roma per cui conosco il suo valore”.