Italia, parla Sara Gama: “È stato difficile non essere al Mondiale, stavo bene fisicamente e la mia esperienza poteva aiutare. La lettera delle Azzurre? Parlare a caldo non è mai una soluzione”

Sara Gama

Sara Gama, capitana della Juventus, si è raccontata in una lunga intervista rilasciata a La Stampa. Il difensore ha parlato anche e soprattutto del deludente Mondiale disputato dalla Nazionale Italiana, che non l’ha vista protagonista vista la scelta di escluderla da parte dell’ormai ex Ct Bertolini. Queste le sue riflessioni: “È stato difficile non esserci, mi sono concentrata sul calcio giocato. Non davo per scontato nulla, ero a disposizione, stavo bene fisicamente e lo avevo dimostrato. Avevo fatto un certo tipo di preparazione ed ero stata in campo con continuità nell’ultimo periodo, scoprirmi fuori mi ha amareggiata. Resto convinta che la mia esperienza, 130 presenze in nazionale, potesse essere di supporto sotto ogni punto di vista. Mi sento calciatrice quindi utile in campo, in panchina e nello spogliatoio”.

“Se ho avuto un confronto con l’ex Ct Bertolini? Non prima, non durante e non dopo. C’era solo una decisione da accettare e l’ho fatto. Ho preferito non reagire per evitare strumentalizzazioni che potessero nuocere alle azzurre. Al Mondiale è mancato il carisma? Non possiamo ridurre i problemi a quello. Si è percepita una carenza di leadership, ma era uno dei fattori che hanno portato alla dolorosa uscita”.

“Uscire ai gironi un’occasione persa? Ogni risultato buono genera entusiasmo e fa partire un circolo virtuoso quindi sì: è un’occasione persa perché fa mancare al movimento degli elementi. Per andare avanti servono progettualità, idee precise che consentano di stare al passo e persone competenti. La Federazione? Quando va così male le cause vanno ricercate ovunque. Ho sentito dire al presidente Gravina che sono mancati diversi elementi, un pensiero condivisibile che faccio mio. Mi sembra la volontà di capire le responsabilità di ognuno ed è inutile stare inchiodati lì. Bisogna andare avanti”.

“Il messaggio-sfogo delle mie compagne? Comprendo l’amarezza di dover affrontare una delusione così. Non giudico. Parlare a caldo non è mai una soluzione, pur se uno sfogo può starci”.

“Realtà come la Colombia nuove nel panorama e già così audaci? Ci ho rivisto le energie che hanno caratterizzato il nostro Mondiale di quattro anni fa. Il calcio cresce in ogni dove, forse oltre le aspettative. È la seconda competizione che non va secondo le aspettative. Avremmo già dovuto essere alla crescita e in realtà lo siamo, solo che non abbiamo espresso il potenziale. Bisogna lavorare: nello sport quello che hai fatto prima non basta mai”.

“La sedicenne Dragoni tra le titolari: è mancato un ponte? È un gruppo variegato, una ricchezza se sfruttata con gradualità. Alle giovani servono esempi, nella vita ci si muove per imitazione e nel calcio di più. L’esperienza non può essere svilita”.

TCF (1 – segue)

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