Il Mondiale è ufficialmente iniziato, anche se l’Italia dovrà aspettare ancora un po’ per fare il suo debutto, che avverrà lunedì mattina contro l’Argentina. Punta di diamante e leader della squadra è ovviamente Cristiana Girelli, che vorrebbe ripetere la magia di quattro anni fa. L’attaccante della Juve è stata intervistata dalla ‘Gazzetta Dello Sport’, dando una valutazione sul gruppo e non scordando chi non ci sarà: “Io sono una persona sensibile, mi resta addosso un po’ tutto. Sembra ieri che abbiamo giocato in Francia, le immagini sono nitide, così come la delusione cocente dell’Europeo. E fondamentalmente in questo Mondiale quello che vogliamo fare è far divertire gli italiani, come abbiamo fatto quattro anni fa. Il nostro gruppo è forte, non lo dico per mettere le mani avanti, ma perché è la verità. Saranno tre partite toste, a cominciare da quella con l’Argentina. E noi sappiamo bene quanto sia importante partire con il piede giusto. Le argentine sono aggressive e hanno buona tecnica. E se riusciremo a passare il turno, che è il nostro obiettivo, incroceremo probabilmente Stati Uniti o Olanda, ovvero le finaliste di Francia 2019. Ma non credo vinceranno ancora gli Usa. Vedo bene l’Inghilterra, invece”.
“Mi spiace per le assenze, penso a Martina Rosucci, con la quale ho condiviso tante cose. Si è infortunata e io so quanto vorrebbe essere qui. E mi dispiace anche per Sara Gama, un’altra amica. Senza di loro per me è stato un po’ diverso, ma abbiamo lavorato sodo e c’è la pressione giusta. C’è un’atmosfera serena, le giovani possono dare qualcosa a noi e noi dare tanto a loro. C’è varietà di stimoli. Dragoni ha talento, ma ha solo 16 anni: non facciamole bruciare la tappe. E non dimentichiamo che con noi ci sono altre giovani di qualità, ad esempio Severini e Beccari, che è un pò la mia pupilla, l’attaccante del futuro. Sono due ragazze d’oro”.
“Il mio ultimo Mondiale? Ah, non saprei, io mi sento bene, sono giovane dentro. Intanto ai Mondiali bisogna qualificarsi e non è mai scontato. Sento che il tempo ci condiziona troppo, quindi ora evito di ragionare troppo sul futuro. Adesso mi sembra impossibile una vita senza il calcio: è troppo importante per me”.
TCF