Italia, Dragoni: “Che onore la chiamata Azzurra! Al Barcellona un ambiente unico, punto ad allenarmi in Prima Squadra”

Dragoni

Giulia Dragoni, giovane gioiellino del nostro calcio che dopo essere cresciuta nell’Inter a gennaio si è trasferita al Barcellona, si è raccontata ai microfoni di ‘Cronache di Spogliatoio’. La centrocampista classe 2006  ha parlato cosi della sua esperienza in Spagna e della chiamata con la Nazionale maggiore, con la quale si prepara a giocare il Mondiale in Oceania: “Qua in Spagna gli allenamenti sono molto più duri, ma se devo essere sincera la differenza più grande la fanno i tifosi. Il Barça femminile è seguito tantissimo e spesso riempie lo stadio. In Italia solo la Roma ce l’ha fatta mentre in Spagna è una cosa normale, c’è una considerazione molto più alta del calcio femminile. Al Barcellona c’è un ambiente unico. Ci alleniamo tutti nello stesso centro sportivo ed è una cosa molto bella da vivere. Capita anche di incrociare qualche giocatore della prima squadra. Ero arrivata da poco a Barcellona, avevo appena finito la colazione e appena esco dalla sala mi trovo davanti Lewandowski che stava girando la pubblicità di una macchina”.

“La Masia è accogliente, nonostante fossi molto giovane e l’unica straniera tutti si sono aperti e hanno cercato di farmi partecipare alla vita comune. Mi sono trovata molto bene. Il soprannome pesante? Sì, è vero, in Italia mi chiamavano piccola Messi, ma sinceramente non mi sembra un soprannome che sono ancora in grado di portare. Il sogno per la prossima stagione è di avere la possibilità di allenarmi con la prima squadra. Non potrei chiedere di più e se non succedesse sarebbe solo uno stimolo a fare sempre meglio. Fuori dal campo. Sono in quarta liceo scientifico e per quest’anno ho proseguito online la scuola dell’Inter. Da settembre, però, dovrò continuare a Barcellona. Per fortuna lo spagnolo è facile”.

“Vestire la maglia della Nazionale è un grande onore, rappresenti il tuo Paese. Lo era nelle categoria under, figuriamoci adesso. È successo di recente: ad aprile ero nella mia stanza dopo una partita e mi ha chiamata mio padre quasi piangendo per farmi sapere che ero stata convocata nella Nazionale maggiore. Non me l’aspettavo perché pensavo di continuare ancora con l’U19. Quella chiamata mi ha fatto sentire importante per la mia famiglia, era come se ripagasse lo sforzo che avevano fatto per me”.

“Più di tutti è stato mio fratello a trasmettermi la passione per il pallone. Mi diceva ‘Mettiti in porta che calcio’. Poi a una certa età gli ho risposto ‘Guarda che da adesso calcio io’. Ho iniziato a quattro anni, mio padre mi ha spinta tantissimo ad allenarmi, credeva in me e anche mia madre mi ha sempre incoraggiata. Il consiglio di mio padre? Prima di entrare in campo allaccio prima la scarpa sinistra e poi la destra, e faccio il fiocco all’esterno. Da piccola mio padre mi diceva che se le avessi allacciate al centro non sarei riuscita a calciare bene”.

TCF

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