L’obiettivo della passata stagione era quello di conquistare la permanenza in Serie B. L’Arezzo Femminile lo ha centrato disputando un ottimo finale di campionato. Ora la creatura del presidente Massimo Anselmi punta ad alzare un po’ l’asticella delle proprie ambizioni. Il patron del club toscano, che ha un grande passato nel femminile, si è raccontato a TCF.
Un bilancio sulla passata stagione?
“E’ stata una stagione di assestamento dove non sapevamo cosa ci aspettasse veramente. Non tanto per la nostra inesperienza nella nuova categoria quanto per il livello del calcio femminile italiano che ogni anno cresce sempre di più e capire in anticipo l’asticella è per tutti sicuramente complicato. Probabilmente con i primi punti nelle prime partite ci eravamo illusi di poter disputare un torneo più tranquillo e confacente alle nostre aspirazioni, poi le 8 giornate con un solo punto raccolto ci hanno fatto capire che dovevamo ricalibrare le nostre aspirazioni. Mantenendo la concentrazione però siamo riusciti tutti insieme a conquistare ben 4 vittorie consecutive nel momento clou della stagione consentendoci di gestire il finale senza troppi patemi”.
Il momento più bello?
“Fuori dal campo sicuramente. L’essere ricevuti dalla regione Toscana per la consegna di un premio per l’impegno profuso nello sviluppo del calcio femminile mi ha riempito d’orgoglio. Certe vittorie fuori dal rettangolo verde hanno un valore incommensurabile. Pensando al campo devo citare la vittoria del campionato Primavera 2. Le “cittine” amaranto hanno raggiunto un risultato storico e di grande prestigio che dà seguito alla vittoria della Serie C della prima squadra di un anno fa esatto. La degna conclusione dei primi 3 anni della mia presidenza”.
Il momento più difficile?
“Come già detto, il periodo nel quale non riuscivamo a vincere. Purtroppo il calcio è fatto di momenti difficili dove non perdere la bussola può fare la differenza tra vivere e morire (sportivamente parlando). Lì siamo stati tutti bravi a restare in equilibrio: merito della squadra, dello staff e della società che avrebbe potuto prendere decisioni più semplici imboccando strade diverse. L’unione ha fatto la differenza”.
TCF (1 – segue)