Capitano della Virtus Entella Femminile, formazione militante nel campionato di Eccellenza Ligure e una delle realtà emergenti del nostro calcio femminile, Carlotta Piccioli si è raccontata a ‘Il Secolo XIX’. Il portiere, che lavora in un supermercato a Gattorna, ha parlato della crescita del movimento rispetto a quando era bambina e del suo difficile percorso calcistico passato. Queste le dichiarazioni dell’estremo difensore ex Genoa:
“Le società che facevano calcio femminile erano troppo scomode da raggiungere per me e la mia famiglia. E poi papà e mamma pensavano che quell’infatuazione mi sarebbe passata. Spesso andavo all’allenamento in autobus. Poi sono passata al Genoa. Certo, quella maglia non mi era troppo congeniale (lei di famiglia blucerchiata, ndr). Ma l’importante era giocare. Non sono passati molti anni da quando ero una bambina, ma oggi il calcio femminile è sdoganato. Le famiglie non si fanno troppi problemi se una bimba sceglie il calcio, a scuola si gioca tutti insieme. I miei vecchi compagni del campetto sapevano che se c’era da giocare io c’ero sempre. Ed era un rapporto paritario, bello. Le “rumbe” loro non si facevano problemi a darmele. E io ho sempre fatto altrettanto.”
TCF