Prosegue la lunga intervista rilasciata da Chiara Beccari ai microfoni della ‘Bobo TV’. Il gioiellino del Como Women ha parlato anche dell’importanza del ritiro a Cesenatico prima dell’avvio della Poule Salvezza, soffermandosi poi sulla rilevanza che mister de la Fuente ha avuto sulla sua crescita. Queste le sue dichiarazioni: “Il mio idolo femminile è Cristiana Girelli, mentre maschile da piccola mi piaceva molto Neymar, ma da 3-4 anni Lewandowski. Io fino a giugno mi sentivo di più Lewandowski, ma adesso ho iniziato anche a fare l’esterno quindi entrambi”.
“Il gol contro il Parma? Quel gol è stato importante, perché è il primo dopo una serie di infortuni che ho avuto. Venivo da un periodo difficile e segnare quel gol che poi ha regalato al vittoria alla squadra è stato importante. In squadra mi dicono spesso di tirare, perché è una mia caratteristica. Quel tiro col Parma è stato uno dei pochi della squadra, quindi è stato importante”.
“Quando ho iniziato a giocare conoscevo solo le squadre dei miei dintorni, quindi San Marino, Riccione e Cesena, che al tempo era Castelvecchio. Non conoscevo l’esistenza della Serie A, quando ho iniziato non c’erano ancora squadre professionistiche. Poi è entrata la Fiorentina e da lì tutte le altre. All’inizio non pensavo di poter dire di voler giocare a calcio da grande, mentre ora posso dirlo”.
“Il mister non lo conoscevo, ma è veramente bravo sia come mister che come persona. Durante l’anno mi ha aiutato sia a rimanere sempre presente di testa, aveva paura che in certi periodi mollassi la pressione. Mi ha aiutato a restare sempre sul pezzo in ogni allenamento. Tatticamente e tecnicamente all’inizio sono arrivata come punta, lui mi ha messo esterno e mi ha aiutato a capire che puoi fare comunque le stesse cose sia che giochi da punta, che da esterno. Il calcio è uno sport in cui non ci sono moduli, vai in campo e sei tu che lo disegni”.
“Nel periodo di ritiro a Cesenatico il gruppo non era come al solito, lo spogliatoio si era un po’ separato. Quel ritiro ci ha aiutato a tornare tutte unite verso un’unica strada. Io dedico questa salvezza alla mia famiglia, non gli ho mai dedicato nulla a loro, nemmeno un gol, quindi mi sento di dedicarla a loro”.
“Vengo da una famiglia che mi ha sempre aiutato da un punto di vista di testa, poco a livello tecnico perché nessuno giocava a calcio, ma mi hanno sempre aiutato a restare coi piedi per terra, a capire cosa fare nei momenti difficili”.
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